Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 ATTO TERZO
 
 Stanza di specchi.
 
 SCENA PRIMA
 
 IROLDO e ROMILDA da varie parti
 
 IROLDO
960(Qui Romilda).
 ROMILDA
                               (Qui Iroldo).
 IROLDO
                                                         (Oh, racquistarne
 potessi ancora i mal perduti affetti?!)
 ROMILDA
 (Oh! Tornasse l’infido al primo laccio).
 IROLDO
 (Ardiscasi. Al perdono
 facile è la beltà). Bella Romilda.
 ROMILDA
965(Vien la serpe a l’incanto).
 IROLDO
 A l’onor de’ tuoi ceppi
 e per più non uscirne,
 ritorna un cor fuggito
 e ritorna pentito. A bel sembiante
970racquistar fu è più gloria un cor perduto
 che aver sempre fra’ ceppi un cor costante.
 ROMILDA
 Qual bontà! Di Sirita
 l’illustre sposo, il successor di un regno
 degna, dall’alto ancora
975di sua grandezza, un guardo
 ver me abbassar, suddita e serva?
 IROLDO
                                                                Il trono
 sia per altri lusinga. Io nol riguardo
 che con orror, quale di scoglio a vista,
 ov’ebbe naufragar, suole il nocchiero.
 ROMILDA
980Or solo hai cor sì generoso?
 IROLDO
                                                    Seguo
 del tuo l’esempio e sprezzo...
 ROMILDA
 No no, che a sì gran prezzo
 anch’io io tua fede assolvo.
 Amiam pur, tu in Sirita, io nel monarca,
985un oggetto più degno.
 Bella è l’infedeltà che guida al a un regno.
 IROLDO
 Tempra un’ira che forse
 ti fia crudele; né svenar gli affetti
 più cari a pro di un re d’anni maturo.
990Disuguale imeneo non ha mai pace;
 in chi noia risveglia, in chi sospetto.
 ROMILDA
 Di giovanile aspetto
 è assai più bello un trono. In re l’etade
 non mai scema beltade;
995e l’aureo cerchio a lui ricuopre ed orna
 e la fronte rugosa e il crin canuto.
 IROLDO
 Tu riguardi il diadema
 come un ben già sicuro e già vicino.
 ROMILDA
 Di te non avrò mai peggior destino.
 IROLDO
1000Ma se sorte ti manca, alor poss’io
 sperar che tu mi renda un cor già mio?
 ROMILDA
 Io tornarti ad amar? Sarei ben folle.
 Chi una volta tradì, tradir può sempre.
 IROLDO
 
    Tu sei crudel con me;
1005ma disperar non vo’.
 
    Regina ancor non sei;
 né sempre a’ voti miei
 ricuserà mercé
 beltà che sì mi amò.
 
 SCENA II
 
 ROMILDA e
 OTTARO e ROMILDA
 
 ROMILDA
1010Ottaro a me sì mesto?
 OTTARO
                                           Ah! Se i miei casi...
 ROMILDA
 In disparte gl’intesi e da Sirita;
 [illeggibile] e tu disperi a torto. Amor sovente sorprende
 spesso in sembiante di pietade e stima.
 OTTARO
 Crudeltà non si pasce
1015di sole stragi. Paventò Sirita
 mia morte e l’impedì, non perché male
 ma perché a’ mali era riposo e fine.
 ROMILDA
 O per tuo duol troppo ingegnoso! Almeno
 tenta l’ultima sorte.
 OTTARO
1020Con quel rigido petto
 non giovò fede e gioverà dispetto?
 ROMILDA
 Anche Così un veleno è medicina a l’altro.
 OTTARO
 Amor nasce da amor. Da sdegni e torti,
 che sperar posso altro che sprezzi ed ire?
 ROMILDA
1025È naturale disio instinto
 non curar di quel ben, che si possiede,
 e seguir quel che fugge.
 Se a superba beltà doni il tuo core,
 par vile il don; se lo ripigli, alora
1030la perdita e ’l rancore
 fan conoscerne il prezzo
 e svegliarne la brama.
 OTTARO
 (Cieli). Ma che far deggio?
 ROMILDA
 Finger di non più amar la tua tiranna,
1035di aver volti gli affetti
 ad Alinda, che t’ama, e sparger voce
 di vicini imenei.
 OTTARO
                                  (Duro cimento!)
 Alinda ingannerò? De l’infelice
 farò al grado e a l’amor sì nero oltraggio?
 ROMILDA
1040No, ma presti a la trama anch’ella il voto.
 Tue nozze a lei prometti,
 purché Sirita non disciolga il laccio
 su l’aggrupparsi e te in suo sposo accetti.
 OTTARO
 E con periglio di restar delusa
1045vorrà assentirvi Alinda?
 ROMILDA
 Facile è lusingar chi già dispera.
 OTTARO
 Ma se Sirita non si scuote a l’onta,
 vuole onor, vuol dover ch’io sia di Alinda;
 e alor, Romilda... ah! ch’io sarei di morte.
 ROMILDA
1050Il troppo Soverchio antiveder non fa l’uom saggio
 ma irresoluto. A te sen viene Alinda.
 In disparte or mi traggo. Ardisci e spera.
 
    Credi a me. Beltà fiera e ritrosa,
 che niega seguita
1055fuggita poi prega.
 
    Tal pianta orgogliosa,
 non per soffio di zeffiro grato
 ma per impeto di euro sdegnato,
 si scuote e si piega.
 
 SCENA III
 
 OTTARO e ALINDA
 
 OTTARO
1060Gentil vezzosa Alinda, il passo muovi
 in profondo pensiero,
 non so se grato o se noioso, immersa,
 talché incerto son io se scossa i’ t’abbia
 da affanno o da piacer.
 ALINDA
                                            Qual chi presente
1065sogna amabile oggetto e, gli occhi aprendo,
 conosce che de l’alma
 fu presagio, non sogno, il ben che vede,
 tal fisa e assorta anch’io
 nel lontano idol mio, desta a tue voci,
1070col guardo incontro de l’idea l’oggetto;
 e l’alma, che poc’anzi
 tutta si raccogliea nel suo pensiero,
 esce or sugli occhi e passa
 da l’idol finto a vagheggiare il vero.
 OTTARO
1075Né questo è ’l primo giorno
 che ti conosco amante
 né ’l primo, in cui mi accendi
 desio d’esserti grato. Altro, e tu ’l sai,
 altro amor vi si oppose; e teco, Alinda,
1080anch’io ne sospirai.
 ALINDA
 Chi può l’egro sanar, perché il compiange?
 OTTARO
 Studia pietà i rimedi e poi gli arreca.
 ALINDA
 Vani spesso gli rende il troppo indugio
 e le vie di salute occupa il male.
 OTTARO
1085Orsù, ti senti, Alinda, alma bastante
 a magnanimo sforzo?
 Sforzo, onde poi godranno i nostri affetti?
 ALINDA
 Ah! Che non oserei con tal mercede?
 OTTARO
 Per ingrata beltà sai quanto feci,
1090quanto sostenni. È stanca
 costanza in me costanza, non in lei fierezza.
 Già ne dispero e penso
 come scior la catena e uscir di affanno.
 ALINDA
 Vuoi la via più spedita? Ama chi t’ama.
 OTTARO
1095E lo bramo e ’l farò. Pria che la notte
 l’ombre sospinga a la metà del corso,
 di nobili sponsali celebrerò mie nozze e tu la mia sposa
 Pubblicherò si spargerà la fama; e tu mia sposa
 sarai, se nol ricusi.
 ALINDA
 Ottaro... Io ricusarlo?... Io tua?... Tu mio?
 OTTARO
1100Sì, lo ripeto ancor; sarai mia sposa,
 purché fra la tua destra e fra la mia
 non si ponga Sirita e a te mi tolga.
 ALINDA
 Villanel, cui le spiche
 già piene e già mature
1105grandine impetuosa abbatta e strugga,
 sì non rimane sbigottito e mesto,
 quale al suon di tue voci il cor dolente
 che languir vede e inaridir sul fiore
 la sua dolce speranza.
 OTTARO
1110Di che paventi?
 ALINDA
                                Di vergogna e scorno.
 OTTARO
 Sai la durezza di quel cor protervo?
 ALINDA
 Ma di femmina è cor, fiero per uso,
 mobile per natura.
 OTTARO
 Alma sì altera e a tanto amor sì ingrata
1115moveranno i disprezzi?
 ALINDA
 Ciò che non puote amor, fa gelosia.
 OTTARO
 Può sentir gelosia chi amor non sente?
 Su, che più pensi irresoluta? Vince
 altri ostacoli amor. Mi vuoi tuo sposo?
1120Chiusa a la tua speranza,
 fuor di questa è ogni via.
 ALINDA
                                                Né si trascuri.
 Vanne e le pompe appresta.
 Forse sarò contenta; e quando ancora
 per me ruoti il destino avverso e rio,
1125vedrò lieto il tuo amor, se non il mio.
 
    Languì sinora il cor,
 certo di non goder.
 Forte nel suo dolor,
 non ebbe altro piacer
1130che di penar
 senza sperar.
 
    Il labbro non osò
 dirvi del sen trafitto,
 pupille vaghe,
1135le piaghe e sospirò.
 
    Ma debole sospiro
 d’immenso aspro martiro
 fede non fa.
 Né mai svegliar pietà
1140in te sperai, crudel,
 ch’io già sapea fedel
 penare amante
 d’altra beltà.
 
    Così languendo, piangendo, tacendo
1145vissi in amor,
 se dirsi vita
 può di chi muor
 sempre al dolor.
 
    Or solo a me traluce
1150di speme il bel seren,
 se ben di fosca luce
 forse è balen.
 
    Ma per chi ognor languì,
 sempre ascoso a’ rai del dì,
1155lume torbido e lontano
 bello anche appar.
 Per me sperar
 dolce or sarà,
 che almeno nel mio seno
1160di qualche bene
 amor godrà.
 
    Sì, spera, o cor.
 Sì, godi, o amor.
 
 SCENA IV
 
 OTTARO e ROMILDA
 
 ROMILDA
 Qual cominciasti, a condur l’opra a fine,
1165usa senno e fermezza. Ecco Sirita.
 OTTARO
 O dio!
 ROMILDA
               [illeggibile] Stimola ad a sdegno il molle affetto;
 fingi e ’l mio dir seconda.
 OTTARO
 
    Povero cor, tu palpiti,
 qual d’aura al sibilo
1170tremula fronda. (Si ritirano in disparte)
 
 SCENA V
 
 SIRITA e li suddetti
 
 SIRITA
 
    Mille insidie mi tende amore
 per rapirmi la libertà.
 
    Metta in uso frode e valore,
 nobil merto, gentil beltà.
 
1175   Ma accortezza di traditore
 perde scherma contra onestà.
 
 ROMILDA
 Mostriam di non vederla. (Piano ad Ottaro)
 OTTARO
                                                  Ella ne osserva (Piano a Romilda)
 ne l’opposto cristallo.
 ROM
 SIRITA
 (Quella è Romilda; Ottaro è quegli). (A parte)
 OTTARO
                                                                     Oh! L’ombra
1180di me stesso foss’io, ch’or non avrei
 del guardo, ch’io sospiro, invidia a lei.
 ROMILDA
 Lascia di vaneggiar. (Piano ad Ottaro)
 SIRITA
                                        (Parlan fra loro). (A parte)
 ROMILDA
 No no, la tua costanza, (Alzando la voce)
 Ottaro, non si stanchi; e non sì tosto
1185perda fede il suo merto.
 Non ama chi non soffre.
 OTTARO
                                              Ah! Che soffrendo
 io già tanto vil fui, quant’ella ingraiusta.
 ROMILDA
 Segui; ma con più d’ira anima i detti. (Piano ad Ottaro)
 OTTARO
 Il mio amor la fa iniqua,
1190i benefizi ingrata; e quanto scorge
 più forte il suo dover, meno lo apprezza.
 SIRITA
 (Si duol de’ miei rigori). (A parte)
 OTTARO
 Al mio dir non si scuote. (Piano a Romilda)
 ROMILDA
 Non ti smarrir. Ma languido e dimesso (Piano ad Ottaro)
1195parla in te sdegno, come parla amore.
 OTTARO
 (L’ira del labbro è una bugia del core). (Da sé)
 ROMILDA
 Di che ti lagni? Al tuo valor diè lode
 e pietosa sospese...
 OTTARO
 Quale stima ha per me chi mi disprezza?
1200Qual pietà chi mi uccide?
 Tolga il ciel ch’io più voglia
 languir ne’ ceppi suoi. Fomenta i torti
 stupida sofferenza.
 Avrà fra poco la gentile Alinda,
1205ch’arde per me di puro amor sincero,
 avrà... sì... le mie nozze. (Ah! Non fia vero).
 SIRITA
 (Avrà sue nozze Alinda!) (Da sé)
 ROMILDA
                                                 Ah! Principessa, (Volgendosi e fingendo di averla solo allora veduta)
 mira qual per te langue
 il più fedel...
 SIRITA
                          Taci. Valore e gloria
1210desta quasi mi avean qualche speranza
 che potesse assai lunge
 da la turba minore alzarsi a volo
 Ottaro, a te germano.
 Mi deluse apparenza. Anch’egli rade
1215la bassa terra e sta di loto intriso asperso.
 Vada, vada e di Alinda
 affretti le nozze affretti. In me non resta omai
 altro senso per lui che di disprezzo
 e mi punge rossore
1220di dover la mia vita a un infedele.
 OTTARO
 Questo del tuo consiglio (Piano a Romilda)
 frutto acerbo raccolgo.
 ROMILDA
                                           O poco esperto! (Piano ad Ottaro)
 Leggi, leggi in quell’ira il suo dispetto.
 SIRITA
 (Alma, sii più tranquilla. (Da sé)
1225Anche l’ira nel forte è debolezza;
 e l’offesa non giunge a chi la sprezza).
 OTTARO
 Tanto farò. (Piano a Romilda) (Reggi mie voci, amore). (A parte)
 Fu mio primo e sol voto (Accostandosi a Sirita)
 viver tuo, morir tuo, crudel Sirita.
1230Quanto feci e soffersi, altro non abbia
 testimon che te stessa.
 Questa è l’ultima volta... (O dio! Romilda). (Piano a Romilda)
 L’ultima, sì, che ti favello. Io porto
 non un amor infido
1235ma un amor disperato a’ piè dell’ara,
 ove arderà la face
 di funesto imeneo. (Mi ascolta e tace). (Piano a Romilda)
 ROMILDA
 Sì bell’ira sostieni. (Piano ad Ottaro)
 SIRITA
 Vanne ad Alinda. Addio. Lasciami in pace.
 OTTARO
1240Spietata, addio puoi dirmi
 così tranquilla? Orsù, ti si compiaccia.
 Parto e quella ti resti
 pace che a te conviene. Teco la pena
 resti di tua fierezza. E qual E qual oggetto
1245troverai che non sia
 un rimprovero a te di sconoscenza?
 Il padre? Io lo sostenni.
 La reggia? Io la difesi. Il bosco? Anch’ivi
 e da morte e da insulto
1250ti salvò con periglio il braccio mio.
 Mal perduta mia fede! A te di lei
 duri eterno rimorso.
 A me di tua beltade
 resti perpetuo obblio,
1255per p non più rivederti, ingrata, addio.
 È deluso il mio sdegno. (Piano a Romilda)
 Disperato il mio amor. Mi ascolta e tace.
 SIRITA
 Vanne ad Alinda. Addio. Lasciami in pace.
 ROMILDA
 Parti e del resto a me la cura affida. (Piano ad Ottaro)
 OTTARO
 
1260   Addio, ingrata. (Fiero a Sirita) Non risponde. (A Romilda)
 Sì, ti lascio. (A Sirita) Non mi arresta. (A Romilda)
 Sì, per sempre ti abbandono. (A Sirita)
 E non trovo ancor pietà. (A Romilda)
 
    Sarò d’altra. In pace resta, (Fiero a Sirita)
1265se un’ingrata aver può pace.
 Fingo sdegno e l’ empia tace. (Piano a Romilda)
 (Ed amor languendo sta).
 
 SCENA VI
 
 SIRITA e ROMILDA
 
 ROMILDA
 Anche serpe tra’ fiori,
 anche assenzio in cristallo, e sta nascosta
1270anche in placido aspetto ira e amarezza.
 SIRITA
 Fa’ che io t’intenda.
 ROMILDA
                                       Vincitor non mira
 torsi la preda né beltà un amante
 senza rancor.
 SIRITA
                           Romilda,
 mal mi conosci. In me non arde amore
1275né agghiaccia gelosia.
 Di ben, che non mi aspetta,
 perdita non mi accora,
 acquisto non mi alletta.
 Nol desio, non l’invidio e non lo spero;
1280e a l’alma indifferente
 averlo e non averlo è ugual pensiero.
 ROMILDA
 Fingi così ma in te ti rodi e struggi.
 SIRITA
 Fa’ qual prova più vuoi di mia costanza.
 ROMILDA
 Lieta oltre l’uso e adorna
1285potrai tu stessa de la coppia eletta
 onorar gli sponsali?
 SIRITA
 (Qual richiesta?)
 ROMILDA
                                  Ammutisci?
 A l’alma indifferente
 mirarli e non mirarli è uguale oggetto.
 SIRITA
1290Sì, lo potrò.
 ROMILDA
                        Ma d’astio piena e d’ira.
 SIRITA
 L’ilarità del cor vedrai nel volto.
 ROMILDA
 A noi mentir gli affetti è agevol cosa.
 SIRITA
 E tu norma prescrivi a mia virtude.
 ROMILDA
 Fra la garrula turba io non ti voglio
1295spettatrice oziosa.
 SIRITA
                                    A qual mi eleggi
 ministero non vile?
 ROMILDA
 Giusta il danico rito,
 ne’ più illustri imenei vergine eccelsa
 suol sostener la sacra facella.
 SIRITA
                                                      E questa
1300sfavillerà su la mia destra.
 ROMILDA
                                                  Intendo.
 Farai ch’ella di mano alor ti cada,
 onde i lieti imenei turbi il sinistro
 presagio e li ritardi.
 SIRITA
 Pria da la viva fiamma
1305arder mi lascerei la destra invitta.
 ROMILDA
 Al cimento.
 SIRITA
                        Al cimento.
 ROMILDA
 Troppo, amica, ti ostini in tuo tormento.
 
    È debolezza,
 è frenesia
1310finger fermezza
 per albagia
 ed esser e farsi misero
 per parer forte.
 
    Duol poi succede,
1315quando non giova.
 Pietà non trova
 chi cerca morte.
 
 SCENA VII
 
 SIRITA
 
 SIRITA
 Il simulare indifferenza e pace,
 quando guerra e tumulto agita l’alma,
1320qual affanno violenza e pena affanno! Qual morte!
 Sposa d’Ottaro Alinda? Andrà superba
 una perfida amica
 di avermi to un a me tolto non amato amante?
 Che non corro a stracciarle
1325sul crine i fiori? A rovesciar su l’ara
 l’infausta pompa? Ad ammorzar la face?
 E minacciosa a vendicar l’oltraggio?
 O dio! Sarà vendetta e parrà amore
 lo stimolo de l’ira.
1330Favola de le genti
 diveranno i miei sdegni;
 e si dirà che non di Alinda il torto
 ma di Ottaro l’amor mi duole e preme;
 e forse forse avran ragion di dirlo.
1335Ma nol diranno. Al guardo
 manterrò ritrosia, fermezza al core;
 né in sostener la face
 vacillerà la destra. Andiam, Sirita.
 Salvisi la tua gloria e a lei si doni
1340e vendetta e riposo e amante e vita.
 
    Sveglio a virtù l’affetto;
 ma sento nel mio petto
 un misto di dispetto e di dolor.
 
    Non so se sdegno sia,
1345se amor, se gelosia;
 ma temo che così
 peni, quand’ama, un cor;
 e perché non l’intendo, il credo amor.
 
 Luogo magnifico per nozze, illuminato di notte.
 
 SCENA VIII
 
 SIVALDO e OTTARO
 
 SIVALDO
 Oh! Se omai de la figlia
1350teco il soave nodo,
 pronubo al mio, qui a celebrar si avesse,
 me due volte beato e padre e amante!
 OTTARO
 Questo è l’ultimo campo
 del mio misero amor mio. Se n’esco vinto
 son perduto per sempre.
 
 SCENA IX
 
 ROMILDA e li suddetti
 
 ROMILDA
1355Or non è tempo Lascia i lamenti. Il popolo giulivo
 [illeggibile] te con Alinda attende. In calma e gioia
 SIVALDO
 [illeggibile] De la figlia a me [illeggibile] qual nuova che arrechi?
 ROMILDA
 Qui sosterrà ministra
 la face nuzial. Tu fa’ che ad arte (Ad Ottaro)
1360l’imeneo si ritardi,
 sinché quella in sua man fiaccola ardente
 vedi presso a mancar.
 OTTARO
                                           Da questo indugio
 qual ben per me ne speri?
 ROMILDA
 In sentirsi l’altera arder la destra,
1365o gitterà la face...
 SIVALDO
 Sinistro augurio de per l’infauste nozze.
 ROMILDA
 O spinta dal dolor, volgerà intorno
 l’occhio languente ad implorarne aita.
 SIVALDO
 E a te facile fia rapirne un guardo.
 OTTARO
1370Piaccia al ciel che mi giovi. Io spero e temo. (Si parte)
 
 SCENA X
 
 SIVALDO e ROMILDA
 
 SIVALDO
 Ottaro molto deve a tua pietade.
 ROMILDA
 Servo insieme al suo amore e al tuo riposo.
 SIVALDO
 Mi riguarda Romilda
 come re, come padre o come amante?
 ROMILDA
1375Eh, sire, amor non turba
 l’alme sovrane; ed i gravosi e molti
 fastidi del comando
 spazio non danno di abbassar la mente
 ad un tenero affetto
1380che d’ozio si nutrisce e di diletto.
 SIVALDO
 Anche fra gli ostri e gli ori amor passeggia
 né cor di re fan da’ suoi strali esente
 le porpore e i custodi.
 D’esser uomo non lascia
1385per esser re. Il nascere e ’l morire
 ha egualmente con tutti.
 Il servire agli affetti
 gli è comune coi vili, il moderarli
 coi forti, il non sentirli con nessuno.
 ROMILDA
1390Aman dunque anche i re?
 SIVALDO
                                                  Puoi dubitarne?
 Né Sivaldo arrossisce in dirsi amante.
 Ama qual deve. Non si distempra in pianti
 Non si scioglie in sospiri
 e Ama qual deve; e fa che su la fronte
 amore e maestà siedan concordi.
 ROMILDA
 Regio sarà l’oggetto.
 SIVALDO
                                       Ove la bella
1395non potria da sé stessa, io la sollevo;
 e amor corregge di fortuna i torti.
 ROMILDA
 Beltà felice!
 SIVALDO
                         Ogni altra
 a lei, fuorché Romilda, invidia porti.
 
    Voi sapete, occhi vezzosi,
1400che non amo altri che voi.
 
    I suoi dardi a’ vostri sguardi
 temprò amore; e che fe’ poi?
 Me bersaglio a’ colpi suoi.
 
 SCENA XI
 
 ROMILDA, coro di popoli festeggianti, poi OTTARO, poi SIRITA [illeggibile] nobilmente vestita, seguita da paggi di Ottaro, uno de’ quali sostiene una fiaccola accesa
 
 ROMILDA
 Sul labbro di un regnante,
1405che dolce incanto è amore!
 Ma de la lieta turba odo i concenti.
 
 Entra una parte
 CORO
 
    Santo Imeneo,
 nume fecondo,
 piacer de l’alme,
1410alma del mondo,
 a noi discendi.
 
 DUE DEL CORO
 
    A noi discendi,
 fratel di Amore,
 e del giocondo
1415tuo puro ardore
 due cori accendi.
 
 OTTARO
 In volto a la crudel vedi, o Romilda, qual regni
 qual regni ancor tranquillitade e pace
 SIRITA
 Eccomi a te, Romilda,
 placida, lieta e d’oro adorna e d’ostro.
 Ecco l’ardente face. Ecco l’afferro (Prendendola dalle mani di un de’ suoi paggio)
1420intrepida e la tratto.
 ROMILDA
                                        Io t’ho pietade.
 SIRITA
 Di’ che la mia fermezza a te dà pena.
 ROMILDA
 Volgi ad Ottaro un guardo e amor ne goda
 SIRITA
 Cerca trofei di gloria e non di amore
 ROMILDA
 Non far che di sua frode Alinda esulti.
 SIRITA
 Sua frode non mi nuoce e non mi irrita.
 ROMILDA
 Tardo pentirsi non ripara il danno.
 SIRITA
1425Quando io chiegga pietà, tu me le niega.
 ROMILDA e OTTARO A DUE
 Ecco Alinda. Ecco Alinda.
 SIRITA
 La sposa avventurata.
 ROMILDA
 (Comincio a paventar).
 OTTARO
 (Ritorno a disperar).
 A DUE
                                         (Troppo è ostinata).
 
 SCENA XII
 
 ALINDA, IROLDO e i suddetti
 
 IROLDO
1430Vien più lieta a incontrar la tua fortuna
 che in me l’estinte speranze in me ravviva.
 ALINDA
 Si trovano i naufragi anche nel porto.
 Mira il mio scoglio. (Mostrandole Sirita)
 SIRITA
                                       Alinda,
 hai rossor, me ne avveggo,
1435d’esserti meco infinta
 d’amor nemica. Io ti credea più forte;
 ma perdono al tuo inganno
 e ministra qui vengo a’ tuoi sponsali.
 ALINDA
 Di marital legame
1440non è amor che m’invogli.
 Per liberarti da importuno amante
 feci forza a me stessa. e ciò che oltraggio
 ti pare forse è di amistade un’opra
 SIRITA
 Piacemi tua pietà. Ma che si tarda?
 Sta sul finir la face. Al nodo, al nodo. (A Romilda)
 ROMILDA
1445A le danze, a le danze. Ai canti, ai canti. (Escono altri popoli festeggianti, in abito di varie nazioni, i quali accompagnano l’altrui canto ballo)
 OTTARO
 Ai canti, ai canti
 CORO
 
    Non si stenda a un popol solo
 il piacer che l’alme inonda.
 
    Gloria e amor da polo a polo
 e lo porti e lo diffonda.
 
 DUE DEL CORO
 
1450   In applauso a sì bel nodo
 stuolo vien dal Tebro invitto.
 
 DUE ALTRI
 
    Asia dice: «Anch’io ne godo»;
 «Ed anch’io» l’adusto Egitto.
 
 SIRITA
 Poco resta a la fiamma (A Romilda)
1455e di ardore e di vita. Al nodo, al nodo.
 ROMILDA
 A le danze, a le danze. Ai canti, ai canti. (Accompagnando il ballo)
 CORO
 
    Coppia diletta,
 a voi propizio arrida
 dolce imeneo,
1460soave amor.
 
 IROLDO e ROMILDA
 
    Né stanchi i vostri cori
 né sturbi i vostri ardori
 lungo piacere,
 freddo timor.
 
 CORO
 
1465   Fiamma sì pura e bella e chiara
 sempre qual vi sia più cara
 né la consumi
 tempo o rancor.
 
 DUE DEL CORO
 
    Serva a costante affetto
1470di mantice il diletto
 e sia più [illeggibile] fido
 contento cor.
 
 SIRITA
 Già su l’estreme dita
 la facella divampa. E ancor si tarda?
1475Dolor non mi permette il sostenerla,
 non costanza il lasciarla.
 Ah, Romilda, Romilda!
 OTTARO
                                             In suo soccorso (Piano ad Romilda)
 volo f parto corrovado...
 ROMILDA
                                             Fermati e attendi. (Piano ad Ottaro)
 SIRITA
                                                                                Arde la destra,
 se non getto la face;
1480e se la getto, ogni mia gloria è spenta.
 Romilda... Amiche... Ah, s’io non m’ho pietade,
 altrui la chieggo invano. (Sta alquanto pensosa)
 Purché splenda mia gloria, arda la mano.
 ROMILDA
 (O protervia!)
 IROLDO
                             (O costanza!)
 OTTARO
                                                        (Io con lei peno).
 ALINDA
1485Tra speranze speme e tra speranze e timor palpita l’In qual il mio core si [illeggibile]
 (Palpita l’alma in seno).
 SIRITA
 E in sì grave mio affanno
 Ottaro non mi aita?
 Ottaro già in amarmi a me sì fido?
1490Ah, ch’egli fiso pende
 dal sembiante di Alinda e non mi osserva.
 Più a l’ardor non resisto
 e meno a gelosia. (Alzando gli occhi s’incontra in quelli di Ottaro che mai non la lasciava di vista e, appressandosele velocemente, le getta di mano la facella)
 OTTARO
 A me giunse quel guardo e tu sei mia. (Sirita abbassa gli occhi e sta alquanto pensosa)
 ALINDA, IROLDO
1495(Guardo per me funesto!)
 ROMILDA
                                                  Ottaro, hai vinto.
 SIRITA
 Hai vinto, sì; son tua. Pria del mio sguardo
 a te corse il mio core,
 dovuto a la tua fede e al tuo valore.
 Non le nozze di Alinda e de la destra
1500l’ardor non ti rinfaccio. Io ben conobbi
 l’arti de l’amor tuo d’industre amor; ma ceder tosto
 non era gloria mia. Penai con lode
 e insieme vendicai frode con frode. (Verso Alinda)
 OTTARO
 Cari soavi accenti!
 ALINDA
                                     (Oh, la rubella,
1505la nemica di amor come favella!)
 OTTARO
 
    Sei pur mia, tanto più cara...
 
 SIRITA
 
 Sì, son tua, tanto più caro...
 
 A DUE
 
 Quanto più penai per te.
 
    Non mi unisce a te consorte
1510altrui legge o cieca sorte
 ma virtude, amore e fé.
 
 SCENA ULTIMA
 
 SIVALDO e li suddetti
 
 SIVALDO
 Se minor de la brama
 non è il piacer, quando un gran ben si ottiene,
 da quel desio che sì mi accese, o figlia,
1515di vederti congiunta a illustre sposo,
 pensar puoi la mia gioia;
 e tanto ella è più grande,
 quanto quel ti scegliesti
 splendor del regno nostro eccelso eroe.
1520Coppia illustre di amor, vi abbraccio e stringo.
 Lungamente beati
 in voi siate, ne’ figli  e ne’ nipoti.
 Amor li porga e ’l ciel riceva i voti
 E tu, cui tanta deggio
 felicità, o Romilda,
 tal ne attendi mercede,
 qual può darti un re amante. Hai la mia fede.
 TUTTI
 CORO
 
1525   Degni sposi, illustri amanti,
 chi mai fia che onori e canti
 vostri pregi e vostri amori?
 
    Gloria e fama il più ne [illeggibile] tace;
 troppo a noi parria mendace
1530tutti in dire i vostri onori.
 
 Fine del dramma